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COsì VIvo i Dì



Queste non sono altro che plance da gioco, mappe, sfondi, pronti a ricevere componenti e pedine che si muoveranno attenendosi alle regole del caso.

Come giocatrice il mio obiettivo è quello di interpretare un ruolo, diventare un personaggio della storia. Attraverso regole prestabilite e interazioni con altri personaggi, tento di guadagnare il punteggio più alto.
La storia e gli ambienti del gioco sono curati minuziosamente per garantire un’immersività totale. L’ambientazione è di solito legata a luoghi di fantasia o più che reali, in questo tempo o in altri tempi passati o futuri. Il percorso che mi porterà alla vittoria o alla sconfitta è regolamentato da istruzioni che decidono ruoli e livelli di gioco, step e fasi da rispettare, pause e attese, fortune e destini.
I personaggi sono pedine che si muovono secondo un libretto delle istruzioni in un mondo piatto, mono-dimensionale e su un percorso tracciato e direzionato.

Gioco adesso come non giocavo qualche anno fa. Guardando verso il basso vedo una città deserta. Scorgo solamente due figure, due omini in una piazza ma molto distanti l’uno dall’altro. Sono così soli che il luogo in cui si collocano mi sembra immenso e vuoto. È questo che vedo oggi, conseguenza della nuova normalità post 2020.

Le frecce mi guidano nei percorsi. I miei movimenti e le mie azioni sono sottoposti a regole. Le mie scelte sono stabilite, guidate, contenute, riscritte. I colori (bianco, rosso, arancione, giallo), le geometrie, le distanze, i tracciati del gioco ora hanno significati diversi. Quella stessa mappa che penso oramai di conoscere così bene non ha più lo stesso scopo, è come se la mia condizione mentale si sovrapponesse e si sostituisse all’immagine del gioco.

La nuova normalità mi costringe a riflettere su chi sono adesso. Il mondo è sospeso e io non so più cosa fotografare.
Ora devo organizzare le mie settimane programmando i tamponi da fare per ottenere i green pass necessari per accedere agli eventi da fotografare.
Il virus ha influenzato il mio modo di lavorare e mi ha obbligato a tarare una distanza nuova per il mio sguardo: l’ha ridotta a un raggio molto più corto, nella mia casa e dentro di me. Il virus mi ha obbligato a riconfigurare la mia realtà.
È come se fossi in un mondo di simulazione, è come se fossi in un gioco di ruolo.

Il mio punto di vista è quello di un artefice.
Sezionamenti, ingrandimenti, immagini di immagini, nuove distanze.
Il mio sguardo è contaminato. Il mondo in pandemia condiziona il mio mondo ludico immaginario. Le mappe delle città irreali sono ora parte del mio nuovo mondo reale.

Maggio 2021

Il progetto fotografico è accompagnato da un racconto di Sara Maria Serafini
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Alcune foto sono su:
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COsì VIvo i Dì - So alive the days

These are nothing more than game boards, maps, backgrounds, ready to receive components and pieces that will move according to the appropriate rules.

As a player my goal is to play a role, to become a character in the story. Through pre-established rules and interactions with other characters, I try to earn the highest score. The game's story and environments are meticulously cared for to ensure total immersion. The setting is usually linked to places of fantasy or more than real, in this time or in other past or future times. The path that will lead me to victory or defeat is regulated by instructions that decide roles and levels of play, steps and phases to be respected, pauses and expectations, fortunes and destinies. The characters are pawns that move according to an instruction booklet in a flat, one-dimensional world and on a traced and directed path.

I play now as I didn't play a few years ago. Looking down I see a deserted city. I see only two figures, two men in a square but very distant from each other. They are so alone that the place where they are placed seems immense and empty to me. This is what I see today, a consequence of the new post 2020 normal.

The arrows guide me in the paths. My movements and actions are subject to rules. My choices are established, guided, contained, rewritten. The colors (white, red, orange, yellow), the geometries, the distances, the route of the game now have different meanings. That same map that I think I know so well by now no longer has the same purpose, it is as if my mental condition overlaps and replaces the image of the game.

The new normal forces me to reflect on who I am now. The world is suspended and I no longer know what to photograph.
Now I have to organize my weeks by planning the swabs to be done to obtain the green passes necessary to access the events to be photographed.
The virus has influenced my way of working and forced me to calibrate a new distance for my gaze: it has reduced it to a much shorter radius, in my home and inside me. The virus forced me to reconfigure my reality. It's like I’m in a simulation world, it's like I’m in an RPG.

My point of view is that of an architect. Sections, enlargements, images of images, new distances. My gaze is tainted. The world in pandemic conditions my imaginary play world. Unreal city maps are now part of my new real world.

May 2021

The photographic work is matched by a text by Sara Maria Serafini
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Some photos are on:
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